Cosa sono le emozioni?
Le emozioni sono una risposta del cervello a stimoli interni o esterni. Questi stimoli producono in noi reazioni fisiologiche, esperienziali o comportamentali.
Non esistono emozioni giuste o sbagliate, alcune sono solo più gradevoli da provare e altre più spiacevoli o più difficili da gestire, soprattutto quando sono molto intense e non abbiamo gli strumenti per regolarle. Tutte, però, sono necessarie e hanno una funzione precisa.
Una buona educazione emotiva insegna a riconoscere le emozioni e aiuta a interagire in modo efficace e sereno con il mondo circostante, senza sentirsi inadeguati, sopraffatti o sbagliati.

La competenza emotiva
Tutti noi nasciamo con la “capacità” di emozionarci, ma la competenza emotiva consiste nell’imparare a riconoscere, gestire e regolare le emozioni che proviamo. I bambini possono sviluppare questa competenza grazie alla presenza di un adulto accogliente, non giudicante e con un sano rapporto con il proprio bagaglio emotivo.
Finché il cervello non è sufficientemente “maturo”, i bambini non riescono ad autoregolarsi emotivamente. L’intervento dell’adulto, che ha la funzione di eteroregolatore, li aiuta a riconoscere e gestire le emozioni che provano. Quando nei momenti di forte turbamento un bambino percepisce vicinanza e protezione da parte dell’adulto, si sente al sicuro e riesce a entrare in contatto con le proprie emozioni in maniera più naturale, imparando con il tempo anche a regolarle da solo.
Il ruolo dell’adulto
Per aiutare concretamente i bambini a sviluppare la propria competenza emotiva, l’adulto deve partire da sé e porsi alcune semplici domande:
Che rapporto ho io con le emozioni?
Quanto sono capace di riconoscerle?
Quanto sono in grado di gestirle e regolarle?
Solo se c’è coerenza tra ciò che diciamo ai nostri bambini e come viviamo le emozioni, possiamo diventare per loro un punto di riferimento credibile e trasmettere la sicurezza di cui hanno bisogno per affrontare a loro volta le emozioni che provano.

Le emozioni sono contagiose
Gli adulti sono un punto di riferimento per i bambini, che li considerano un luogo sicuro a cui rivolgersi quando stanno vivendo una forte perturbazione emotiva. Per questo, se ci si mostra spaventati, si rischia di spaventare a nostra volta i piccoli. Tuttavia, è vero che lo stato d’animo dei bambini può influenzare gli adulti. Infatti, può succedere che, se un bambino è preoccupato o spaventato, lo siamo anche noi oppure che un determinato comportamento del bambino ci faccia arrabbiare, infastidire, preoccupare o rattristare.
In questi casi, avere una buona competenza emotiva permette di gestire la situazione e di aiutare i nostri bambini che, in situazioni di particolare turbamento emotivo, hanno bisogno di percepire l’adulto come un punto di riferimento solido, a cui appoggiarsi per affrontare l’emozione che stanno vivendo.
Se capita di non riuscire a gestire la situazione e di reagire in modo non consono (per esempio urlando o andandosene), è importante confrontarsi con il bambino su quanto successo il prima possibile, evitando così il rischio di una frattura relazionale. Il primo passo è chiedere scusa e sgravarlo da ogni colpa, utilizzando espressioni come “Scusa per la mia reazione, non è colpa tua, sono io che non ho saputo gestire la situazione” e poi esprimere come ci si è sentiti. Altrettanto essenziale è soffermarsi su quanto è accaduto per capirne le cause ed evitare che si ripeta in futuro. Se ci si accorge di non riuscire ad affrontare i turbamenti emotivi dei propri bambini, è bene rivolgersi a un professionista per un supporto.
La crescita emotiva
- Tra gli 0 e i 3 anni i bambini esprimono il proprio stato interiore e i propri bisogni, inizialmente al genitore e poi all’altro, attraverso l’espressione delle emozioni, come il pianto o il sorriso. A quest’età sperimentano anche le prime esperienze emotive intense (ad esempio, la paura verso gli estranei e la tristezza per la separazione)
- Tra i 3 e i 4 anni i bambini distinguono ciò che è piacevole da ciò che è sgradevole e iniziano a dare un nome alle emozioni primarie (gioia, tristezza, paura, rabbia). Con l’aiuto di un adulto, possono anche imparare a identificarne le diverse sfumature (disperazione, nervosismo, terrore…). Inoltre, a quest’età iniziano a riconoscere le emozioni che provano gli altri attraverso le espressioni facciali o le manifestazioni corporee.
- Tra i 4 e i 5 anni i bambini iniziano ad attribuire pensieri, emozioni e desideri agli altri e a sviluppare l’empatia, ovvero la capacità di ipotizzare quali emozioni sta provando un’altra persona mettendosi nei suoi panni. Da quest’età in poi, è possibile dare un nome anche alle emozioni più complesse come la noia, l’invidia o la vergogna.
- Fino ai 6/7 anni, i bambini hanno bisogno di “leggere” e interpretare le manifestazioni del corpo per poter riconoscere un’emozione.

Il mondo FABA
Come la lettura, anche l’ascolto di contenuti sonori aiuta bambini e bambine a esplorare il mondo delle emozioni grazie all’immedesimazione. Mentre vivono incredibili avventure, si avvicinano in maniera naturale alla dimensione interiore dei personaggi, identificandosi in loro e condividendone le emozioni.
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